Valerio Panzavecchia
Strumento:
Corso:
- Chitarra
- Diploma
NOME: Valerio Panzavecchia
CITTÀ DI PROVENIENZA: Palermo
CORSO: Diploma Chitarra
ANNO DI NASCITA: 1992
TI RICORDI IL GIORNO IN CUI HAI DECISO CHE AVRESTI VOLUTO FARE IL MUSICISTA?
Nel 2014 sono andato a trovare un amico che faceva il musicista a Manchester. Lui, dopo essersi diplomato in una prestigiosa scuola in UK, aveva deciso di intraprendere questo percorso. Mi portava con se ai concerti in programma e mi consigliò di ascoltare alcuni artisti per lui molto importanti:
Marvin Gaye, Otis Redding, James Brown, Joe Cocker, Bill Withers, Nile Rodgers, Albert e B.B.King e tanti altri.
La scintilla probabilmente scattò quando una sera, ad una jam session in uno storico jazz club mancuniano, il “Matt and Phreds”, rimasi letteralmente folgorato dall’alchimia che veniva a crearsi tra lui ed i tanti musicisti sul palco. Realizzai che gli strumenti, anche se non dotati di lingua, potessero essere realmente il mezzo di comunicazione più potente al mondo per poter “parlare” ed esprimere i propri sentimenti, da quel momento la mia vita è cambiata.
CHI TI HA ISPIRATO?
I primi ad ispirarmi inconsapevolmente sono stati i miei due fratelli più grandi. Ricordo i giorni in cui tornavano a casa su di giri con i nuovi dischi appena acquistati. Li ascoltavamo molto spesso insieme e non saprei spiegare il perché ma venivo totalmente rapito dalla musica, dal ritmo, dalle atmosfere, dalle parole e dalla storia che si celava dietro ad ogni band o singolo artista.
HAI FREQUENTATO ALTRE SCUOLA DI MUSICA?
Sì, ho conseguito il diploma di primo livello in chitarra Rock-blues alla Lizard di Palermo.
COME MAI HAI SCELTO IL CPM?
Ho scelto il CPM perché voglio approfondire il più possibile la conoscenza del mio strumento ed allo stesso tempo avere i mezzi a disposizione per poter diventare un professionista.
Credo di essere nel posto giusto per far sì che la mia passione più grande un giorno possa diventare un lavoro.
IN QUALE LINGUA SCRIVI?
Ai tempi del liceo scrivevo e cantavo in inglese…ma non essendo madrelingua con il passare degli anni mi veniva sempre più complicato farlo. Oggi scrivo e canto le mie canzoni in italiano, essendo la mia lingua, mi viene più naturale ed ho più padronanza. In più essendo in Italia ho la possibilità di essere più diretto con chi ascolta e posso mettermi completamente a nudo.
IN QUALE EPOCA MUSICALE VORRESTI VIVERE?
Vorrei tornare indietro negli anni sessanta e settanta. Credo sia stato il periodo artisticamente più prospero ed affascinante. La matrice di quasi tutto quello che ascoltiamo oggi in gran parte viene da quegli anni, sono le mie radici e pagherei oro anche solo per vedere un concerto dei Beatles al The Cavern di Liverpool o Jimi Hendrix ed i Jefferson Airplane a Woodstock!
SE POTESSI FAR TORNARE IN VITA UN ARTISTA CHI SCEGLIERESTI?
Charles Bradley, scomparso qualche anno fa, nel 2017. Ce ne sarebbero tantissimi altri molto più celebri ed influenti (J. Hendrix, J.Buckley, J.Morrison per citarne alcuni), ma la sua storia e la sua voce mi fanno venire i brividi…se non lo conoscete consiglio il film “Soul of America”.
CANTANTI O GRUPPI PREFERITI?
Paolo Nutini, Otis Redding, Joe Cocker, Lucio Dalla, Battisti, Alex Turner, Chet Faker, Jim Morrison, Led Zeppelin, Cream, The Jimi Hendrix Experience, Arctic Monkeys, The Black Keys, The Strokes.
HAI DEI PROGETTI ATTIVI?
Si, ho un progetto insieme a Vincent Hank, The Heron Temple. Non mi sento di dare una definizione ben precisa a quello che facciamo, quando ci ritroviamo a dover scrivere prendiamo sempre spunto da ascolti diversi a seconda dell’universo sonoro che vogliamo esplorare in quel momento e con assoluta libertà. Non ci piacciono le etichette ed il concetto di esser ancorati all’interno di un unico genere…se dovessi provare a descriverlo direi che cerchiamo di mischiare il blues, il funk, il soul, il rock con la musica elettronica e rigorosamente in lingua italiana.
Attualmente abbiamo in mano un disco già missato e masterizzato, frutto del lavoro degli ultimi anni ma considerato il momento storico stiamo temporeggiando prima di pubblicarlo.
Mi piace pensare all’idea che la fine di questa terribile pandemia possa coincidere con l’uscita del disco ed i concerti per poterlo promuovere.
DOVE TI PIACE ASCOLTARE MUSICA?
Ovunque. Ne ascolto tantissima in cuffia, oppure in macchina, in studio di registrazione… quando porto giù Django (il mio cane), persino in doccia, a volumi devastanti per la gioia del vicinato!
PREFERISCI LAVORARE IN STUDIO O ESIBIRTI SU UN PALCO?
Mi piacciono entrambe le cose. Credo siano semplicemente due fasi diverse di un unico processo, “fare musica”. La prima sicuramente è quella più stimolante, creativa, a tratti anche più dispendiosa e razionale (specialmente in fase di produzione). Il live invece è il luogo in cui le emozioni prendono in mano il volante e decidono dove portarti, il luogo del sudore, dell’imprevedibilità degli eventi, il più magico al mondo ed allo stesso tempo l’unico in cui mi sento realmente al sicuro.
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